Una storia di emigrazione
Piedicavallo e Montesinaro, così come tutta l’Alta Valle Cervo, sono caratterizzati da una lunga storia di emigrazione.
Il mestiere più comune per gli uomini della Valle era quello dei pica pere, gli scalpellini. Mestiere che portò loro fortuna e fama: come scritto sul sito della Casa Museo, «nel Cinquecento mastri da muro valligiani sono documentati a Milano nella costruzione del Duomo».
La loro bravura li portò a essere richiesti in molte città italiane e transalpine per la costruzione di diverse opere pubbliche e, quindi, a spostarsi. È solo dalla seconda metà dell’Ottocento che possiamo però parlare di vera e propria emigrazione: alcuni uomini dell’Alta Valle Cervo e, a volte, le loro famiglie lasciarono definitivamente i propri natali per stabilirsi in altre zone d’Italia, d’Europa e persino del mondo, come il continente sudamericano
Oggi sono molte le persone che ricercano nei nostri paesi le proprie origini e riscoprono parenti lontani grazie all’eredità del cognome.
Il depopolamento
Come abbiamo visto, tra il Millesettecento e il Milleottocento i pica pere della Valle Cervo furono incaricati di eseguire alcune delle grandi opere del Regno di Sardegna e anche l’aumento della scolarizzazione e dell’istruzione contribuì all’emigrazione verso città italiane e Paesi esteri.
Nonostante questo, agli inizi del Novecento si registra il picco demografico più alto in tre secoli di storia del comune: nel 1906 sono 1872 le persone che risiedono nei 18 km2 occupati da Piedicavallo e Montesinaro.
Il periodo della Seconda Guerra Mondiale diede nuova vita alle realtà montane, a causa dei bombardamenti che colpirono i grandi centri abitati. La crescita demografica di quegli anni si interruppe con la fine del conflitto e determinò un nuovo e progressivo abbandono dei paesi dell’Alta Valle.
VARIAZIONE DEMOGRAFICA