Il Tempio Valdese

La storia del Tempio Valdese di Piedicavallo risale al 1887, quando il dissidio tra il parroco Don Perino e alcune famiglie del paese spinse queste ultime a interessarsi e successivamente convertirsi al credo Valdese. La popolazione di Piedicavallo era altamente alfabetizzata e i continui viaggi di lavoro degli uomini del paese facilitarono l’incontro con il credo protestante.
Secondo quanto riportato nell’opera Riassunto storico della evangelizzazione valdese durante i primi cinquant’anni di libertà 1848-1898 (Pinerolo 1899) Piedicavallo si trova registrato per la prima volta nella relazione del Comitato di evangelizzazione del 1888. Il paese venne dapprima visitatp da Daniele Revel (1835-1916), primo pastore di Ivrea, e successivamente affidata a M. E. Malan e Giovanni Daniele Maurin. La prima professione di fede venne tenuta il 26 febbraio 1890, da parte di 41 persone tra uomini e donne, come riportato dalla rivista La Beidana dell’ottobre 1995, in una casa privata nella Cuntra freggia, a Piedicavallo.

La costruzione dell’edificio sacro venne infatti avviata nel 1893 e terminò nel 1895 e il Tempio fu inaugurato il 13 ottobre dello stesso anno.
Al piano centrale si trova il luogo di culto, al piano superiore gli ex-alloggi del pastore e, al piano inferiore, la vecchia scuola. Figura di spicco per la comunità valdese a Piedicavallo è la maestra Elisa Goss, che giunse in paese nel 1888.

«L’opera vi è prospera: e una florente scuola è diretta dalla zelante signora E. Jon Scotta-Goss. La scuola ebbe nel primo anno dai 15 ai 20 inseritti; poi oscillo come tuttora intorno ai 35, in massima parte cattolici romani. Accanto alla diurna havvi la scuola domenicale».

Nel 1905 giunse a Piedicavallo una seconda maestra, Mary Malan, che affiancò Elisa Goss prima che quest’ultima si trasferisse a Torino. A causa dei fenomeni migratori e complice la costruzione del tempio a Biella, la scuola chiuse pochi anni dopo, nel 1911.

Il culto valdese a Piedicavallo

Il numero 8 del Bollettino della missione della Chiesa Evangelica Valdese, pubblicato nell’agosto 1888, riporta una cartolina ricevuta proprio da Piedicavallo, firmata D. R.
La pubblicazione cita:

«Piedicavallo. Storielle... e progresso.

Che sarebbe se Le dovessi raccontare tutte le stupide storielle che a Piedicavallo si sono messe in giro dopo la mia andata colassù? Mi si sono attribuite tutte le disgrazie ed avvenimenti un po’ straordinarii di quel paese. Viene giù una gran nevicata che spaventa la popolazione? io ne sono la causa; infierisce una malattia inffettiva fra i bambini e fa essa un certo numero di vittime? io ne sono la causa. È vero che sono risparmiati i figliuoli di coloro che frequentano le adunanze evangeliche; ma questa circostanza non conta niente, anzi è contro di noi: è segno che Iddio ci ha abbandonati del tutto, e non ci visita neppur più!!! Muore un vecchio in seguito ad una già lunga malattia di cuore? è il profondo dolore cagionatogli dalla mia apparizione a Piedicavallo che lo uccide. Quei maliziosi racconti e le calunnie scagliate contro di me, non hanno impedito all’opera colassù intrapresa di proseguire ed anche di progredire. Il numero degli intervenuti non solo si mantenuto, ma è andato crescendo, quello delle donne sopratutto nella prima adunanza, non ce n’era nessuna, nella seconda erano due o tre, e nell’ultima raggiunsero la ventina».

Risale invece al gennaio 1889 la lettera firmata da Pietro Giraud, pastore evangelico, e pubblicata da L’Italia evangelica nel numero 3 del 19 gennaio di quell’anno:

«Onorevole sig. Direttore,

Forse non sarà discaro ai lettori dell’Italia Evangelica, se le mando questi brevi cenni sull’ opera di Piedicavallo, tanto più che questo nome è ignorato da forse la maggior parte di essi.
Piedicavallo è l’ultimo villaggio del Comune del medesimo nome, che si trova all’estremità superiore della Valle d’Andorno. Esso è situato a 1027 m. al disopra del livello del mare e per conseguenza in questa stagione è tutto ricoperto di neve. La popolazione ascende a circa 800 anime; ed è uno dei quattro centri visitati regolarmente ogni 15 giorni dai pastori d’Ivrea. Fu un’anno soltanto, nell’ultimo novembre, che quell’estremo lembo della nostra patria udì, per bocca del sig. Revel, la predicazione del Vangelo, il quale però non era sconosciuto ad una quantità d’infra gli uomini, che, costretti dalle necessità del paese, emigrano quasi tutti nei centri del protestantismo, in Svizzera, in Inghilterra, e negli Stati Uniti.
Dalla prima visita del sig. D. Revel, il numero degli intervenienti ai culti andò sempre aumentando, talche ora abbiamo sempre il piacere di vedere intorno a noi una ottantina di persone. Vi abbiamo pure una Scuola Domenicale, alla quale intervengono i giovani e gli adulti come i bambini; ed una scuola diurna che novera 16 bambini. Cinque, per mezzo dell’astuzia di cui è madre feconda Roma, sono stati allontanati. Vi è pure una scuola serale con 12 altri allievi.
Due occasioni speciali si sono già presentate per far cadere i pregiudizii che regnano a nostro riguardo. La prima fu il battesimo d’una bambina i di cui genitori, per dimostrare quale fosse il loro amore per l’Evangelo, le diedero il nome di Evangelina. Quale sia stato l’esito di tale, funzione me lo disse chiaramente la gioja che vidi espressa sul volto del mio collega, che ebbe il piacere di presiedere quel culto.
La seconda occasione è stata la festa dell’albero di Natale che ebbe luogo il primo giorno dell’anno.
La pioggia e la neve, che fino a quel momento si alternarono con furia, cessarono affatto, e là, nella solitudine di quei paesi di montagna, udii, allo spuntare del nuovo anno, un coro di bambini che andavano di casa in casa cantando le lodi di Dio. Erano alcuni allievi della Scuola Domenicale di Piedicavallo. Verso le 2 p. una trentina di essi, compresi i dodici allievi della scuola serale, si avviarono verso l’albergo Mologna, nel di cui salotto si era preparato l’albero di Natale. Bentosto una piena di gente si riversò nel medesimo, e nell’andito di fuori, ed una gran quantità, non trovando più posto, se ne tornò.
Oltre 150 persone sono state in piedi e pigiate per udir dalla bocca di quei fanciulli canti e recitazioni che si alternarono per più d’ un’ora, e dopo una breve allocuzione in cui feci vedere la differenza che vi è fra il Dio che ci ricorda il Natale, ed il Dio inventato dagli uomini, ebbe termine la bella festa con una preghiera ed il canto dell’ultima strofa dell’inno: O Sol di Giustizia.
L’impressione prodotta è stata profonda come lo dimostrano le testimonianze udite da ogni parte, ed in modo tutto speciale come ce lo dice l’attenzione colla quale tutto è stato ascoltato, e la persistenza involontaria di tutti a non volersene andare, benchè da circa 2 ore e mezzo si trovassero in piedi e pigiati quasi da non potere respirare.
Possa essere quell’opera di Piedicavallo il sasso che, rotolando giù dal monte, senza opera di mani, triterà tutti gli idoli di cui la Valle è piena».

La Relazione annua sulle opere di evangelizszazione in Italia ed all’estero della Chiesa Evangelica Valdese di Torre Pellice del 1897 riporta:

«Se la Chiesa è rimasta stazionaria, numericamente parlando, la vita religiosa ed ecclesiastica si è sviluppata in modo soddisfacente.

Gli uomini della localita vivono in un’ indifferenza completa in materia religiosa. In una processione nella quale si contano 400 donne, non vi sono più di 3 o 4 uomini curvi sotto il peso degli anni. Nella nostra Chiesa gli uomini sono assidui ai culti, mentre i cattolici romani formano dei crocchi in sulla piazza, beffandosi di chi entra in chiesa. Nelle donne la vita religiosa è molto più intensa e talune madri presiedono il culto non solo nella propria famiglia, ma si recano anche in famiglie cattoliche afflitte. Ora i membri non evangelici della famiglia assistono al culto presieduto dal pastore. Alle tre sepolture avute v’è stato un bel concorso di gente. Un vecchietto, temendo che la sua volontà non venisse rispettata dai suoi eredi, mise al suo testamento la seguente postilla: “Nel caso che i miei eredi mi facciano seppellire dal prete dovranno pagare alla chiesa protestante L. 300”.
Mercè l’intelligente ed indefessa operosità della signora E. Jon Scotta maestra, la scuola diede buoni frutti e l’opera in generale ne ricevette valido aiuto. All’esame di proscioglimento tutti i nostri alunni furono promossi e soddisfecero la commissione di cui facea parte la maestra evangelica. Cinque catecumeni seguirono l’istruzione religiosa, ma non essendo sufficientemente preparati, la loro ammissione fu rinviata. La scolaresca domenicale si mantenne numerosa e studiosa durante la maggior parte dell’anno ed ebbe il suo tradizionale albero di Natale. S’insiste incessantemente presso i genitori, aflinché educhino i loro figli secondo il Vangelo. Un membro della Chiesa, che trovasi in America, ha mandato L. 90 per le varie opere della Chiesa Valdese».

Nel numero 11 della rivista Illustrazione Biellese, pubblicata nel novembre 1939, si legge:

«Siamo andati a far visita al vecchio parroco.

Donna valligiana della Valle Cervo. Illustrazione di Pippo Ferrini per Illustrazioni Biellesi, 1889Don Giovanni Otella, oriundo di Occhieppo Inferiore, è parroco di Piedicavallo dal 2 Dicembre 1893. Ci ha ricevuti molto familiarmente e cortesemente e narrate molte vicende della sua lunga opera di cura d’anime. Con amarezza egli vede i suoi giorni abbreviarsi senza che il suo più antico, fervido, ardente voto abbia ad avere compimento, e cioè la fine di un locale scisma religioso.
Cosa a non tutti nota: nel 1888 per beghe soprattutto di carattere elettorale e per ripicchi personali tra il parroco di allora ed i maggiorenti del Comune, la popolazione si sollevava contro il parroco e passava in gran parte al culto valdese. Venne edificato un tempio e vi si scrisse sopra “Dio ed Amore”. Molti però sono ritornati all’ovile ed i scismatici oggi sono appena una trentina. Noi formuliamo l’augurio che Dio abbia ad accogliere le preghiere di quel pio Sacerdote, affinchè doni loro la totale riconciliazione spirituale nel grembo della Chiesa».

 

Nell’illustrazione, donna valligiana realizzata da Pippo Ferrini per Illustrazione Biellese, 1889

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