Il Teatro Regina Margherita

Il Teatro Regina Margherita venne edificato nella seconda metà del XIX secolo, principalmente grazie all’opera di Don Perino, parroco di Piedicavallo: egli, sollecitato dai paesani, diede vita a una Società Filodrammatica profondamente legata alla neo nata Società degli Operai. Risale al 1878 il progetto di un palco mobile, una struttura «amovibile, cioè tale da comporsi e scomporsi a piacimento senza alcun guasto od ingombro nella sala, nel caso in cui essa volesse usarsi libera in tutta la sua estensione», che sarebbe stato a disposizione dei soci e da realizzarzi presso la sede della Società Operaia.
Don Perino avviò una fitta corrispondenza con la Casa Reale al fine di intitolare la Società filodrammatica e, successivamente, il Teatro stesso alla sovrana del Regno d’Italia: si dice infatti chela regina Margherita di Savoia (1851-1926) fossi solita infatti giungere a Piedicavallo e farvi sosta, prima di salire al Colle della Vecchia e ridiscendere in Valle d’Aosta.

La Società Filodrammatica del Teatro della Società Operaia di Piedicavallo entrò ufficialmente in funzione il 20 marzo 1878, mentre la costruzione dello stabile del Teatro risale all’anno successivo, su finanziamento volotario dei soci:

«sottoscritti membri della Società Filarmonica costituita ed esercente in Piedicavallo capoluogo nell’intento di costrurre a proprie spese un edifizio ad uso di Teatro, secondo il progetto che sarà preparato e fatto eseguire dalla commissione incaricata con verbale due aprile corrente di procurare un locale per le rappresentazioni su terreno da acquistarsi in proprietà dal Sig. Jon Julon Battista esercente la Cantina della Vecchia. situato dietro la casad’abitazione, ed esercizio di quest’ultimo, con accesso e libero passaggio dalla strada comunale del Cantone del Peraldi».

Solamente il 6 gennaio 1880 il nuovo teatro di Piedicavallo assumerà ufficilmente, con autorizzazione da parte della Casa Reale, il nome di Teatro Regina Margherita. Il Direttore era allora Antonio Janutolo Gianot, promotore della fondazione della Società filodrammatica insieme a Don Perino e a Giovanni Giavina Pier.

Il progetto per la costruzione di questo edificio venne affidato a Giuseppe Caneparo e Pietro Napoleone Valz Gris, che firmarono una convenzione con don Perino per realizzare l’opera su disegno del geometra Giovan Battista Peraldo. I muri portanti vennero realizzati in sienite della Balma.

All’esterno si presentava, come oggi, in pietra a vista, con tetto a doppio spiovente. Il tetto era all’epoca stato realizzato in tegole, a differenza delle lose tipiche delle case circostanti. Il palcoscenico era in legno d’abete con pavimento in larice ed era presente un’unica galleria, con parapetto in legno, sostenuta da colonne in quercia e frassino. Il proscenio era decorato con quattro palchetti dipinti, mentre nella parte alta si trovava il busto di Giuseppe Verdi racchiuso in un medaglione, sorretto da due angeli.
Nel 1909 venne costruita la scala interna in pietra, mentre la galleria in cemento armato venne realizzata solo negli anni Trenta, insieme alla cabina di regia.

Il fondale originale, dipinto intorno al 1878 da Giuseppe Maffei e omaggiato al Teatro, rappresentava le migrazioni stagionali che caratterizzavano la vita degli scalpellini dell’Alta Valle e si trova ora conservato presso il Museo del Territorio Biellese. Al centro della scena, il busto di Giovanni Jon Tonel, emigrante, beneffattore di Piedicavallo, grazie al cui lascito è stato possibile erigere lo stabile presso cui si trovavano, e si trovano tuttora, i locali della Società Operaia e l’asilo a lui intitolato.

Progressivamente abbandonato di pari passo all’abbandono dei territori montani nella prima metà del Novecento, il Teatro è stato recuperato nei primi anni Duemila. Ristrutturato e pronto ad accogliere i nuovi, ammirati spettatori, il Regina Margherita ha visto la luce della sua nuova vita nel marzo 2006: l’8 ottobre 2006, alla presenza dell’allora sindaco Ilario Bortolan, del Vescovo Mons. Gabriele Mana, di Sua Altezza Reale Sergio di Jugoslavia e di un folto pubblico, si è tenuta una nuova inaugurazione.

L’opera Da Biella a S. Francisco di California ossia storia di tre valligiani andornini in America, preceduto da una guida della Valle Superiore d’Andorno pubblicata nel 1882 da Lorenzo Feraud cita il Teatro Regina Margherita come «la più bella cosa che colle scuole di cui è fornito possa avere un villaggio. Voglio dire un teatro costrutto e mantenuto da una società di dilettanti e l’asilo infantile Ion Tonel, nome che ricorda un caro benefattore. Dalla mia compiacente guida mi fu detto che ogni sera di festa in inverno si recita, e snelle montanine e forti operai si convertono in attori che sanno far bene la loro parte. Il teatrino è quasi sempre pieno zeppo di spettatori venuti anche dalle borgate più lontane della valle, colla neve sino al ginocchio ed un freddo a 7 od 8 gradi sotto zero».

Attualmente il Regina Margherita ospita una stagione teatrale variegata e allargata: il suo palco è stato calcato da artisti di fama internazionale, grazie al famoso Piedicavallo Festival, attivo dal 1991. Esibizioni teatrali, concerti, mostre, proiezioni cinematografiche come quelle della Rassegna del Cinema di Montagna, spettacoli organizzati dallo storico coro parrocchiale, recite scolastiche e eventi culturali e di beneficenza rendono questo teatro un gioiello degno del suo nome.

Sono presenti 94 poltrone, 70 in platea e 24 in galleria. Quest’ultima è accessibile anche a carrozzine e sedie a rotelle.
Il Regina Margherita è costruito in pietra, come in pietra sono costruite da tradizione le nostre abitazioni; il tetto è realizzato in legno con coperture in lose.