Gli scapin

Gli scapin sono le calzature tipiche dell’Alta Valle. Erano utilizzati durante tutte le stagioni e da tutte le famiglie: sebbene, infatti, non siano ideali sul bagnato, sono comunque una soluzione ottimale per far fronte ai terreni ghiacciati.

Realizzati completamente in casa, gli scapin si componevano di stoffa di scarto sovrapposta in molti strati, almeno 15 o 20, per formare la suola. La tomaia, ossia la parte superiore, era invece costituita da un numero inferiore di sovrapposizioni di stoffa: l’ultimo strato era solitamente in velluto.

La suola, poi, era trapuntata finemente con corde di canapa e cuciture a spirale, mentre la tomaia riporta, tradizionalmente, motivi a rombi o lisca di pesce.

La canapa veniva infatti coltivata negli appezzamenti intorno al paese, fatta macerare, battuta e pettinata per ricavarne la fibra. A questo punto, il prodotto più pregiato veniva filato e mandato a Sala o nei paesi della Serra per essere tessuto, mentre dal prodotto grezzo venivano ricavati, a mano, i trascit: si tratta di corde di circa 30/40 cm, ottenute torcendo e accavallando due ciocche di fibra.

Non tutti gli scapin sono forgiati sullo stesso modello: ci sono infatti differenze stilistiche tra i modelli maschili, femminili e per i più piccoli. Le calzature delle donne presentano una scollatura sul collo del piede, mentre quelle realizzate per gli uomini sono più chiuse, con una “linguetta”. I bambini, invece, indossano scapin alti fino alle caviglie, con due linguette laterali tenute insieme da un bottone, che permette di non perdere la calzatura.

Ancora oggi gli scapin vengono utilizzati nei territori dell’Alta Valle, per lo più a uso di pantofole, e sono parte integrante dell’abito tipico, il gipoun.  

Si ringrazia la Casa Museo dell’Alta Valle Cervo, che negli anni ha anche promosso molti corsi per la confezione degli scapin, per la preziosa collaborazione.